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Autismo. IdO: La medicalizzazione impoverisce la scuola di strumenti pedagogici

Di Renzo: Non esiste una tecnica unica, adattare la didattica a ogni bambino

“Ritengo ci sia stato un eccesso di medicalizzazione in ambito scolastico, determinato non dalla scuola ma dal contesto collettivo, che ha depauperato la scuola dei suoi strumenti pedagogici”. Questo ha portato i docenti a concentrarsi spesso sulla ricerca del “metodo migliore da usare. È invece importante delineare il quadro della condizione del bambino e poi strutturare la didattica in modo creativo. Dobbiamo lavorare per il benessere”. Lo sostiene Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell’età evolutiva e responsabile del Servizio Terapia dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), intervenuta al seminario virtuale ‘Accendiamoci di blu. Seminario di formazione’ rivolto ai docenti e promosso dalla dirigente scolastica del secondo Circolo didattico ‘Ruggero Settimo’ di Castelvetrano in Sicilia.

“Non esiste una tecnica unica o elettiva- chiarisce Di Renzo- esiste la possibilità di mettere a frutto le profonde conoscenze sulla fenomenologia dell’autismo, adattando la didattica a ciascun bambino. Le principali empasse si determinano infatti quando ci incaponiamo nel voler far fare determinate cose al bambino. È importante invece usare al massimo la flessibilità per cercare di catturare il piacere del bambino, per individuare la cosa che lo interessa di più per sfruttare quel piccolo granello di attenzione attraverso un processo creativo”. Rivolgendosi ai docenti iscritti al seminario, l’esperta ha ammesso che “spesso gli insegnanti si trovano davanti a richieste di traguardi da raggiungere e di perfomance specifiche. Noi cerchiamo di fare una mediazione tra famiglie e scuola così che spesso poi i genitori comprendono l’importanza dell’impegno dei docenti e dell’adattamento del bambino, piuttosto che forzarlo a fare qualcosa di specifico”.

Secondo l’analista junghiana è necessario “attualizzare il significato di integrazione”. La creatività, la flessibilità, la capacità di adattamento delle persone normotipiche sono delle risorse fondamentali per instaurare una relazione con i bambini cosiddetti atipici, ricorda Di Renzo

“Stiamo lavorando per scardinare alcuni luoghi comuni- aggiunge Di Renzo- come ad esempio che l’aggressività sia consustanziale dell’autismo. Invece stiamo capendo che spesso questi bambini sono delicati e molto sensibili e l’aggressività è solo una risposta a richieste pressanti che non tengono conto dei bisogni del bambino”.

Paolo Pace, responsabile della Neuropsichiatria infantile dell’Asp di Trapani, distretto di Castelvetrano, ha invece posto l’accento sull’importanza di giungere a una diagnosi precoce ma non preocizzata. “Una diagnosi precocizzata- avverte l’esperto-può infatti creare effetti collaterali, perché se non suffragata da elementi non solo clinici ma anche eziologici, rischia di creare effetti collaterali sul sistema famiglia e conseguenze irreversibili”. Affinché si giunga a una diagnosi precoce, efficace ed efficiente, Pace illustra il sistema da lui definito della ‘staffetta 4×100’. Una definizione mutuata dall’atletica leggera: “La staffetta 4×100- spiega- ha alla base una sinergia operativa e non una gerarchia, tutti collaborano per arrivare al traguardo. Lo stesso accade nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico”. I quattro protagonisti della staffetta sono: “il neuropsichiatra che effettua la diagnosi e deve farlo con prudenza; lo psicologo dell’età evolutiva che si occupa di entrare in sintonia con il bambino; gli psico-motricisti che modulano il livello di comunicazione del bambino e lo implementano; i docenti che fanno arrivare al traguardo i bambini con autismo. Il traguardo- tiene a precisare Pace- non è addestrare il bambino, ma fare in modo che raggiunga la migliore opportunità evolutiva”.

Proprio data l’importanza del ruolo dei docenti, Magda Di Renzo ha lanciato una proposta per coinvolgere maggiormente e in modo attivo gli insegnanti nei prossimi corsi di formazione sui disturbi dello spettro autistico. “Visto il livello di partecipazione dei corsi passati, potrebbe essere utile partire, nei prossimi corsi, dal confronto tra docenti e dalla presentazione delle proposte e dei progetti realizzati perché si apra uno scambio nazionale su questo tipo di attività”, conclude.